1. Oliveti periurbani di Monte Oro
(Comune di Sassari)
L’area olivicola di Monte Oro si estende per 1526 ha. La significatività dell’area risiede nella persistenza di una coltura dalle lontane origini storiche, che ha plasmato il paesaggio locale, caratterizzato da ampie estensioni olivate, ai confini con un’area cittadina di medie dimensioni. Sin dal 1500 il polo olivicolo sassarese era considerato particolarmente importante, e nel Settecento era già presente un sistema di oliveti di grande omogeneità territoriale. Alla fine degli anni Trenta del XX secolo si distingueva ancora la matrice produttiva tradizionale della corona distinta in tre fasce concentriche: olivi, olivi associati a vite, vite. L’area considerata costituisce solo una piccola parte del sistema olivicolo dell’agro sassarese, che si estende per oltre 4500 ha, e presenta una matrice ambientale frammentata e un’integrità quindi non completa anche se significativa, a causa di un elevato livello di perforazione dovuto all’incremento del tessuto urbano discontinuo. La principale causa di vulnerabilità del paesaggio periurbano sassarese è data dalla tendenza all’espansione dello stesso capoluogo. L’area di frangia che fa da cerniera tra città e campagna dovrebbe comunque essere tutelata per la sua funzione paesaggistica, storica e ambientale.
2. Paesaggi rurali dell’Asinara
(Comune di Porto Torres)
I paesaggi rurali dell’Isola dell’Asinara si estendono per 1395 ha, anche se le zone di maggiore interesse storico si trovano concentrate su superfici più ridotte. La significatività dei paesaggi rurali dell’Asinara è dovuta alle particolari forme di utilizzazione del territorio che si sono succedute nel tempo. Pastori sardi e pescatori liguri vi abitarono sino al 1885, quando fu decisa la realizzazione di una colonia penale e l’isola fu interdetta all’accesso. Il paesaggio attuale è quindi il risultato delle attività condotte dalla Colonia penale agricola, operante sino al 2000. La trasformazione ha dissodato le aree di piano e utilizzato quelle collinari per il pascolo attraverso l’uso sistematico del fuoco. L’area di maggiore interesse conserva evidenti segni della trasformazione agraria, con terreni un tempo impiegati come arativi a finalità zootecnica, orti, frutteti, erbai e vigneti. Sono ancora evidenti i segni dei frangiventi che delimitavano gli appezzamenti, con alcuni esemplari relitti di mandorlo, fico e mioporo. Il paesaggio rurale mantiene una bassa integrità in seguito alla dismissione dell’attività agricola e pascoliva, anche se permangono ancora oggi elementi perimetrali di suddivisione. Per quanto riguarda la vulnerabilità, il principale pericolo è oggi quello di una graduale scomparsa dei caratteri costitutivi del paesaggio agrario essenzialmente a causa dell’abbandono. Gli animali domestici, nella loro ricerca di spazio e alimento, si sono distribuiti nell’intera isola e, in assenza di prelievi, hanno rapidamente incrementato la consistenza delle popolazioni creando danni alla vegetazione. Tra i principali responsabili sono individuati i suini e i caprini.
3. Pascoli arborati di Monte Minerva
(Comuni di Villanova Monteleone, Padria, Monteleone Rocca Doria)
Il paesaggio agro-silvo-pastorale di Monte Minerva si estende per 1746 ha. L’area risulta essere significativa in quanto presenta un paesaggio fortemente contrassegnato dall’attività agro-silvo-pastorale che ha retto l’economia locale per molti secoli, fino a qualche decina di anni fa, con vasti pascoli arborati a prevalenza di graminacee contornati da macchie di lentisco e punteggiati da sughere e roverelle. La lunga persistenza del sistema colturale a indirizzo zootecnico è testimoniata, in quest’area, dalla struttura delle roverelle modellate dal governo a capitozza e dalle pinnettas, caratteristici ricoveri rurali. L’integrità del paesaggio è fortemente legata alla presenza di un’attività zootecnica e pascoliva. Nel fondo della valle l’attività zootecnica è tuttora praticata, in particolare sono presenti allevamenti di cavalli, alimentati anche per pascolamento diretto, mentre nella struttura degli alberi è ancora ben riconoscibile il governo a capitozza, anche se che tale pratica è caduta in disuso da oltre un decennio. La minaccia principale per il paesaggio locale deriva quindi dall’abbandono delle pratiche tradizionali e, in particolar modo, dall’interruzione delle capitozzature: la struttura delle chiome non è infatti stata rinnovata e non sono state avviate nuove capitozze. Fino a quando si manterranno vitali gli alberi capitozzati in passato, la struttura della chioma presenterà elementi caratteristici, ma la fisionomia generale sarà sempre meno riconoscibile con il passare del tempo. Inoltre con l’abbandono delle pratiche zootecniche i pascoli vengono invasi dagli arbusti e la fisionomia del territorio perde significatività.
4. Sugherete galluresi
(Comuni di ricade nei comuni di Aglientu, Luogosanto)
L’area delle sugherete della Gallura si estende per 1463 ha. La significatività delle sugherete galluresi è dovuta alla persistenza storica di un’attività silvo-pastorale che si manifesta in un paesaggio caratterizzato da boschi pascolati, con la presenza di numerosi manufatti in pietra e di una specie arborea tipica del territorio sardo. Il paesaggio locale presenta una discreta integrità, con le formazioni a sughera in buono stato di conservazione, soprattutto grazie alla ridotta incidenza degli incendi estivi. Parte dell’integrità del paesaggio attuale è dovuta all’attività pascoliva con bovini da carne, che continuano a essere tenuti allo stato semi-brado all’interno di aree forestali. Nonostante tutto sono presenti alcuni elementi di vulnerabilità, che consistono in particolar modo nella crisi generale che ha investito il settore zootecnico. Al momento la coesistenza dell’allevamento con il settore sughericolo ha consentito alle aziende collinari galluresi di mitigare la crisi dell’allevamento bovino.
5. Vigneti tradizionali del Mandrolisai
(Comuni di Atzara, Sorgono)
Questa area vinicola si estende per circa 1324 ha. La significatività dell’area risiede nella persistenza storica di una viticoltura di antichissima tradizione che ha dato luogo a un paesaggio caratterizzato da vigneti di dimensioni ridotte. Il sistema viticolo tradizionale è costituito da piccoli vigneti condotti in asciutto, allevati in larga maggioranza, l’80% circa, ad alberello, mentre la restante parte è costituita da basse spalliere. Il vino prodotto nella zona è compreso nella DOC Mandrolisai. Il mosaico paesistico si presenta integro nell’area considerata e la matrice produttiva conserva tuttora i caratteri tradizionali. Il Come in tutte le aree collinari la viticoltura locale deve sopportare elevati costi di produzione e trasporto, non remunerati dal prezzo di vendita del prodotto. Il sistema rurale si presenta pressoché statico, nonostante la forte contrazione subìta dalla superficie vitata nel suo insieme, ma ciò contribuisce, assieme alla scarsa meccanizzazione, al mantenimento della viticoltura tradizionale ad alberello. Diversi fattori contribuiscono alla vulnerabilità dell’area. Oltre alla riduzione dei vignet, si deve segnalare la tendenza a vinificare in purezza le uve del vitigno Bovale per ottenere prodotti con maggiore intensità di colore, a scapito del classico uvaggio Mandrolisai. Inoltre si segnala la tendenza, ancora fortunatamente limitata, alla diffusione delle controspalliere al posto del tradizionale alberello.