Sembra che distruggano le foreste della Sardegna per la scelta di attuare il taglio del bosco secondo le regole della gestione a ceduo su alcune centinaia di ettari nel Sulcis. Giudicando la qualità delle notizie pubblicate sul Corriere della Sera, pare opportuna qualche precisazione. Intanto rassicuriamo chi pensa che i boschi della Sardegna siano in pericolo. La Sardegna aveva nel 1947 una estensione forestale totale di 293.000 ettari , oggi siamo a più di un milione e duecento mila ettari. L’estensione è quadruplicata, e questo è avvenuto per l’abbandono soprattutto della pastorizia e dell’agricoltura, in sintesi, per il degradarsi di quelle attività economiche a cui si deve parte dello stato di declino economico dell’Isola. E’ importante segnalare inoltre che l’oggetto del contendere è un bosco ceduo invecchiato, e non un bosco preistorico. Vale poi la pena ricordare che dal tempo di Cartagine i boschi “naturali” della Sardegna sono stati modificati con il fuoco per sviluppare soprattutto la pastorizia, anche se nel corso della storia sono stati frequenti e massicci i tagli per la produzione soprattutto di legna da fuoco per il riscaldamento. Con l’applicazione ripetuta del fuoco e del pascolo – il primo è necessario al mantenimento del secondo – si è sviluppato un paesaggio forestale unico, caratterizzato da arbusteti bassi tipici della macchia mediterranea. Si tratta di formazioni non di origine naturale evidentemente, che oggi ricoprono circa 520.000 ettari, secondo l’inventario forestale nazionale. Sono boschi quindi frutto dell’opera dell’uomo e funzionali al pascolo, non all’idea di naturalità che gli si vorrebbe applicare. Non a caso la Sardegna produce la maggior parte del latte di pecora usato nel nostro paese , anche per formaggi non prodotti in Sardegna, visto che nella penisola i pascoli sono quasi spariti. Circa il contestato bosco ceduo, il “governo a ceduo”, normale pratica di gestione forestale, si attua in Italia fino dal periodo romano. Non distrugge il bosco , ma consente di avere un prodotto legnoso periodico, dato che la pianta tagliata rigenera nuovi alberi che nascono dalla parte recisa, secondo un processo del tutto naturale. Sembra piuttosto innaturale demonizzare questa modalità di gestione “attiva” del bosco, da sempre invisa ad una gran parte del mondo ambientalista, ma connaturata con la storia del paesaggio italiano. Essa ha contribuito nel passato, quando era molto più diffusa e non ostacolata, a rendere quasi autosufficiente il nostro paese dal punto di vista della legna da riscaldamento. In Sardegna vengono gestiti con il taglio a ceduo poco più di 100.000 ettari, quindi non si può certo dire che poche centinaia di ettari portino a sostanziali modifiche dei caratteri del paesaggio sardo.