I vista dell’incontro sul clima che si terrà a Parigi fra pochi giorni, al quale andremo anche perché non dobbiamo avere paura, vale la pena insistere sugli straordinari paesaggi costruiti dall’uomo per adattarsi al cambiamento climatico. Diciamo la verità, EXPO di questo non ha parlato, ed il cibo è rimasto non solo scollegato dal paesaggio, ma nemmeno l’Italia lo ha proposto come uno dei temi che la pone ancora fra i primi paesi del mondo. Nella sezione paesaggio del padiglione ZERO veniva presentato anche Lanzarote nelle Isole Canarie. Si tratta di un paesaggio lunare legato agli effetti di un’eruzione vulcanica che nel 18° secolo ha investito l’isola, distruggendo gran parte della sua agricoltura. Si trattò di un evento ben più drammatico di qualche grado di aumento di temperatura, o di piogge intense, ma al quale le popolazioni locali hanno risposto adattandosi al repentino cambiamento sfruttando la nuova condizione ambientale. Con un lavoro enorme furono quindi scavate migliaia di buche nelle distese di lava, in fondo alle quali piantare viti e alberi da frutto, proteggendo il bordo esposto ai venti prevalenti con muretti a secco. Il microclima che si crea dentro le buche, sfruttando il calore riflesso dalla nera lava vulcanica e la protezione dal vento, consente di crescere viti e frutti che se invece piantati sul suolo nudo morirebbero in breve tempo. Il paesaggio che ne risulta è unico, caratterizzando l’isola in modo inconfondibile. I programmi che nel mondo proteggono questi tipi di paesaggio sono il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO (WHL) e il Programma FAO sui Sistemi Agricoli Patrimoniali (GIAHS). L’Italia ha invece istituito il Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici e delle Pratiche Agricole Tradizionali.