Negli ultimi giorni sono apparse sui giornali tre notizie apparentemente slegate fra loro. Una è la classifica dei 52 posti del mondo da vedere nei quali l’Italia è rappresentata solo una volta con il sito UNESCO delle Langhe e Monferrato, l’altra è la condanna espressa dalla rivista scientifica NATURE e dall’autorevole Washington Post riguardo alla scarsa importanza data alla scienza dall’Italia, per i troppi dubbi riguardo l’abbattimento degli olivi secolari della Puglia attaccati della Xilella, che rischiano di facilitare la diffusione del parassita a tutta l’Europa. L’ultima notizia ha invece avuto più risonanza, cioè una paginata di Repubblica circa le trivellazioni autorizzate intorno alle coste dell’Italia dal governo Renzi, nonostante poi si siano imposte limitazioni appena dopo avere concesso le autorizzazioni, con dichiarazioni di FAI, WWF, Italia Nostra ecc. In larga sintesi, ma in buona sostanza, quello che tiene insieme tutto questo è la ridotta importanza data al ruolo del paesaggio italiano nell’attuale contesto internazionale e una grande importanza data agli aspetti ambientali anche in casa nostra. Da ormai quasi un secolo si assiste ad una progressiva riduzione dell’attenzione data al paesaggio culturale. La scelta del NY Times di valorizzare i luoghi naturali, che sono la maggioranza nella loro lista, al di là dell’Italia, conferma una tendenza che porta a mettere cultura e paesaggio in secondo piano rispetto a valori naturalistici, rispetto ai quali il nostro paese non può vantare quel primato che per secoli le è stato riconosciuto. Rispetto al periodo del “Grand Tour” e almeno fra il 16° ed il 19° secolo, in cui centinaia di viaggiatori e intellettuali europei vedevano l’Italia come tappa obbligata della loro crescita culturale considerando i nostri come i paesaggi più belli del mondo, la situazione è cambiata e non solo per colpa dell’urbanizzazione. La prudenza riguardo all’abbattimento degli olivi secolari è giustificata sia dal fatto che la scienza non sempre è definitiva nelle sue conclusioni e così come avviene per la salute dell’uomo, anche per le malattie delle piante l’individuazione delle cause e delle relative cure spesso varia nel tempo, sia dalla cautela nel salvaguardare il nostro paesaggio, non da un atteggiamento antiscientifico. Una volta eliminato un olivo millenario ci vogliono altri mille anni per averlo. E’ poi forse arrivato il momento di guardare a queste classifiche, che indipendentemente dall’obbiettivo ( qualità della vita, istruzione, economia, ambiente ecc.) ci mettono invariabilmente in posizione marginale, con qualche curiosità ma senza prenderle troppo sul serio. Si vedono spesso in cima a tali liste paesi dove noi andremmo più che altro per avere un lavoro decentemente retribuito. Non è poco, ma non è tutto