Clicca sull’immagine per leggere l’articolo su “Tre Bicchieri” sull’iscrizione al Registro del Soave e il Prosecco Superiore
L’articolo sulla rivista economica del Gambero Rosso sui paesaggi rurali storici segna un passaggio importante su un argomento per ora rimasto molto legato alle questioni squisitamente culturali e ambientali. Parliamo del rapporto fra paesaggio ed economia, un tema che proietta l’Italia in una dimensione nazionale ed internazionale che mette in evidenza le sue specificità. Fino ad oggi parlare di paesaggio e viticoltura, specie in alcuni territori come la Toscana, significava cacciarsi in un vicolo cieco, con grandi produttori pronti a negare, che più chi meno, qualunque possibilità di tenere insieme produzione e conservazione del paesaggio, creando valore aggiunto. E’ la storia dell’ultimo piano paesistico che, tanto per cambiare, ha ingessato qualunque possibilità di fare decollare un modello agricolo diverso. Con la discesa in campo dei Consorzi del Prosecco e del Soave in Veneto, che si sono iscritti fra i paesaggi storici, abbiamo invece viticolture moderne, fatte di giovani imprenditori, pronte ad accettare la sfida di un made in Italy alimentare che cerca di scrollarsi di dosso la pesante eredità dei criteri qualitativi francesi e americani gettando sul piatto il valore del paesaggio nel concetto di qualità integrale del vino. Sono persone che non hanno paura di conservare per poter innovare la produzione vinicola ed il rapporto con il territorio, che non è un “supporto” anonimo per qualunque avventura industriale senza rapporto con l’identità locale, ma un paesaggio con la sua identità e la sua storia. In tal modo, mentre una visione conservatrice di alcuni grandi vignaioli con la coscienza non proprio pulita in termini di paesaggio ostacola o rifiuta questo cambiamento, territori meno blasonati o addirittura marginali si buttano con nuove armi sul mercato. Sarà interessante valutare gli sviluppi visto che sono in arrivo molti nuovi paesaggi vitivinicoli, da Pantelleria alla Valle d’Aosta. Se poi le riviste ed i giornalisti del settore intelligentemente colgono in questo un occasione per un positivo cambiamento di rotta si creano le condizioni per innescare un ciclo virtuoso. Il tema, se allargato agli altri prodotti tipici non può che evidenziare una enorme potenzialità del nostro paese, che l’Europa deve favorire e non appiattire con regolamenti che tendono ad uniformare la qualità alimentare e anche quella ambientale ai modelli di paesi che non hanno il nostro paesaggio, ma che l’Italia per prima deve proporre. Non è proprio il tema che in questo momento contrappone Junker a Renzi, ma non sarebbe male se ogni tanto qualche rappresentante nostrano lassù a Brussels lo sollevasse