Finalmente il Ministero della pubblica istruzione ha finalmente messo il paesaggio fra ai temi della maturità. Considerando anche la traccia sul PIL (è il Pil misura di tutto?), possiamo dire che l’argomento è correttamente posto all’attenzione degli studenti. Se quindi il MIUR da un lato merita un plauso (era ora…), dall’altro viene da chiedersi di quale paesaggio scriveranno però gli studenti. Quali sono infatti i programmi didattici dedicati al paesaggio nelle nostre scuole superiori e di quale paesaggio trattano? Considerando la didattica “ufficiale” (fatta eccezione per molte lodevoli iniziative di singoli docenti), ed analizzando le citazioni offerte come traccia agli studenti, viene da pensare che riparleremo ancora una volta di monumenti e opere d’arte, mentre dell’80% del paesaggio italiano, quello rurale, pochi o nessuno scriverà. Pertanto, nella migliore delle ipotesi dai centri storici, ai quadri, o ai siti archeologici (es. l’eterno tema di Pompei) si salterà direttamente al “verde” o alla “natura”. Si sa, tutto ciò che non è urbano è naturale, o dovrebbe esserlo, con buona pace di Emilio Sereni, del Registro nazionale dei paesaggi rurali storici e del rapporto fra cibo e paesaggio. Stupirsi è lecito, ma non troppo. Siamo stati inondati per decenni da visioni del paesaggio elitarie ed estetizzanti, che hanno interpretato come “quadri naturali” paesaggi finemente cesellati dai nostri agricoltori attraverso i secoli. Ma si trattava dell’opera degli “ultimi”, socialmente parlando, non degna di essere paragonata a prodotto culturale. D’altra parte, non per caso osserviamo molti intellettuali, corpi dello Stato ed altre élite urbane, stracciarsi le vesti, o rivolgersi ai Carabinieri, inneggiando alla salvaguardia dei “quadri naturali” se se si tenta di coltivare un bosco ceduo, o di recuperare un terrazzamento abbandonato. Avremmo disperatamente bisogno che Slow Food e Eataly ci dessero una mano in questo. A coloro che ci seguono vorremmo dare però un segnale di speranza. Il Registro nazionale dei paesaggi rurali storici, di cui (non per caso) nessuno ha letto o sentito nulla sui giornali o in TV, avanza spedito. Ottanta comunità hanno chiesto di farne parte e ne daremo presto notizia. Il fatto poi che il paesaggio europeo ed italiano, siano un prodotto bioculturale è stato affermato dalla Convenzione per la diversità biologica delle Nazioni Unite e dall’UNESCO. Vedrete che prima poi tutto questo avrà un ricaduta anche in Italia…
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