L’accordo fra Italia e FAO ha suscitato un notevole interesse. Il siti GIAHS rappresentano paesaggi ed usi del suolo agricoli, le cui caratteristiche sono il risultato della coevoluzione fra le comunità locali ed il loro ambiente naturale. Il programma nasce nel 2002, non come una attività ufficiale sostenuta da tutti i paesi aderenti, ma come un semplice progetto di ricerca. Il progetto intendeva sostenere le pratiche agricole tradizionali e le comunità agricole che le adottano; nel corso degli anni il progetto si è però mostrato in grado di rispondere a molteplici obiettivi legati sia alla sfida alimentare che a quella climatica. Il successo legato all’iscrizione dei primi trenta siti in varie parti del mondo, soprattutto in Asia, ha convinto i paesi membri ad elevarlo al rango di programma. In sostanza le considerazioni a favore di questa scelta sono legate al fatto che la modernizzazione tecnologica e una agricoltura ad alti input energetici esterni non può essere una scelta applicabile a tutte le situazioni ambientali ed economiche, senza incorrere nel risultato dell’abbandono di terre non suscettibili di tale sviluppo e di danni ambientali. Il mantenimento di produzioni tipiche e sistemi tradizionali, come nel registro nazionale dei paesaggi storici italiano, consente di valorizzare produzioni su piccola scala, mantenere paesaggi straordinari, la biodiversità associata all’agricoltura (che ha almeno la stessa dignità di quella naturale), oltre a rappresentare fondamentali esempi di adattamento a climi ed ambienti diversi e spesso estremi. Tutto questo può avere un ritorno sociale ed economico positivo anche riguardo al turismo, se svolto in modo sostenibile e non con l’approccio “mordi e fuggi” che stravolge anche i luoghi più belli. La conservazione di tali paesaggi ha anche il ruolo di mantenere le identità culturali associate che sono un patrimonio inestimabile dell’umanità. Molti chiedono quale sia la differenza fra il programma sui paesaggi culturali dell’UNESCO e il GIAHS. A parte la maggiore notorietà e prestigio del programma UNESCO nel nord del mondo, non in tutti i paesi è cosi , la conservazione e l’individuazione dei valori dei siti UNESCO è più finalizzata ai temi culturali, mentre la FAO è molto più concentrata sulle pratiche agricole, i contadini ed il cibo. La grande limitazione dei siti UNESCO è infatti spesso legata agli indirizzi di conservazione ed ai piani di gestione, spesso non in grado di assicurare le condizioni per la sopravvivenza di quelle forme di agricoltura che consentono la conservazione di un paesaggio agricolo, forestale o pastorale. Ciò è dovuto a criteri basati più su approcci culturali che sulle problematiche dello sviluppo rurale. Si tratta delle stesse tematiche che riguardano il rapporto fra piani paesistici e agricoltura in Italia. L’allargamento del programma GIAHS dai paesi in via di sviluppo all’Europa, avvenuto non in un giorno ma dopo 12 anni di osservazioni, richiederà un adeguamento dei criteri di selezione a condizioni in cui la produzione agricola è meno importante per la sopravvivenza, mentre i valori ambientali, sociali e culturali associati al paesaggio agrario sono più sentiti dal pubblico, rispetto ai paesi del sud del mondo dove invece l’agricoltura è ancora un tema centrale per la popolazione rurale. E’ stata quindi molto utile la dichiarazione della Convenzione per la Diversità Biologica e dell’UNESCO sulla diversità bioculturale associata al paesaggio rurale europeo redatta a Firenze nel 2014 che ha chiarito l’origine e le caratteristiche del paesaggio europeo, che si riallaccia alla definizione dei GIAHS. Sicuramente il GIAHS offre un alternativa al più problematico inserimento nell’UNESCO, ed infatti già due paesaggi agricoli italiani si stanno candidando, passando attraverso il registro nazionale.
Il Programma FAO GIAHS
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