Il problema dell’abbattimento degli alberi nei viali e nei parchi nelle nostre città, spesso alberi di portamento monumentale, può essere affrontato da molteplici punti di vista, ma non dovrebbe essere ridotto ad una questione di mera sicurezza come è stato spesso presentato per il caso degli abbattimenti in corso a Firenze. C’è sicuramente un problema di responsabilità delle pubbliche amministrazioni che hanno in carico la gestione delle alberature pubbliche. In poche parole, sebbene i cittadini generalmente apprezzino gli alberi in città, nessuno di loro esiterebbe nel fare causa all’amministrazione comunale se uno di questi esemplari ormai centenari cadesse e causasse danni a cose e persone. La soluzione trovata è quindi quella di abbattere gli alberi che per raggiunti limiti di età, o sopraggiunte patologie, presentano problemi di stabilità. Ragionando con questa logica dovremmo però porci il problema di tutti gli alberi monumentali presenti in Toscana, in particolare quelli in terreni di proprietà pubblica. Pochi sanno che la Regione Toscana è il più grande proprietario forestale d’Italia e che nei suoi boschi, dalle pinete litoranee, alle abetine storiche di Vallombrosa per arrivare ai castagneti centenari dell’Appennino, vi sono ancora centinaia di alberi monumentali che si cerca faticosamente di conservare. Si tratta di un patrimonio storico notevole anche se poco conosciuto. Secondo una moda recente nel settore della conservazione della natura i boschi caratterizzati da piante secolari vengono spesso definiti “vetusti”, incorporandoli nel patrimonio naturale, come accaduto con una recente nomina di molte faggete europee nell’UNESCO. In realtà in Italia i boschi stati tutti gestiti dall’uomo, slavo pochissimi casi, e questo patrimonio, certamente di origine “culturale”, distingue l’Italia da altri paesi del mondo. Cosa dovremmo fare quindi? Cosa fare se nel castagneto secolare di Moscheta, in Mugello, recentemente iscritto nel registro nazionale dei paesaggi storici e di proprietà regionale, un castagno di 300 anni crolla su un turista che visita l’area? Se il malcapitato facesse causa alla Regione Toscana, la regione per cautelarsi abbatterebbe tutto il castagneto, poi le abetine storiche, poi le pinete storiche? Dovremmo distruggere tutto il nostro patrimonio di boschi storici per evitare grane legali? Oppure mettere un divieto di accesso all’ingresso, magari anche del parco delle Cascine? Qualcuno troverà che il parallelo fra le alberature di una città dove vivono migliaia di persone e un bosco in appennino visitato da poche decine di turisti è improprio. In realtà il problema è quasi identico, la differenza riguarda la probabilità con cui un incidente mortale può avvenire. Gli alberi invecchiano e muoiono come gli esseri umani, è un fenomeno naturale che i cittadini e le leggi dovrebbero prevedere. Non vi è modo di stabilire con certezza se e quando un albero cadrà, si può solo ipotizzare la probabilità che questo accada, ma comunque succederà. Se l’idea è di piantare nuovi alberi al posto di esemplari centenari e poi di abbatterli, oltrepassata l’età in cui inizieranno a diventare monumentali e belli, è bene essere consapevoli che non avranno mai lo stesso valore.
Recommend
- Il problema dell’abbattimento degli alberi nei viali e nei parchi nelle nostre città
- ma non dovrebbe essere ridotto ad una questione di mera sicurezza come è stato spesso presentato per il caso degli abbattimenti in corso a Firenze.
- può essere affrontato da molteplici punti di vista
- spesso alberi di portamento monumentale
Tagged in