I dazi americani di Trump che potrebbero danneggiare i nostri prodotti, in particolare quelli alimentari , hanno riaperto , come avviene periodicamente, il dibattito sulla competitivita della nostra agricoltura .
Se è vero che tali dazi potrebbero danneggiarci vale la pena fare alcune precisazioni quando diciamo “Made in Italy”.
Se infatti parliamo di prodotti dell’industria agroalimentare , ad esempio la pasta , le nostre ‘eccellenze industriali’ comprano grano in USA , e altri paesi, per risparmiare qualche euro al quintale , raccontandoci che non produciamo abbastanza perché non abbiamo terra sufficiente , che il nostro grano non è di buona qualità , mettendo sul lastrico migliaia di contadini, e facendo concorrenza sleale a tanti piccoli produttori di pasta e grano tutti italiani.
Beh, allora diciamo che per questa industria che si distacca progressivamente dal territorio e dal paesaggio favorendo il suo abbandono e il ritorno della selva oscura al posto dei campi di grano ci fa poca simpatia.
Lo stesso vale per altre categorie di industrie che fanno mozzarelle, formaggi, prosciutti, olio ecc ecc. e che si lamentano della concorrenza sleale e dell ‘Italian sounding ‘ ,vedi il ‘parmesan ‘ ecc. In realtà speculano anche loro, facendo assomigliare la nostra agricoltura all’industria metalmeccanica, che importa ferro dall’estero e fa prodotti finiti.
Fra le tante ovvie differenze fra produrre parti meccaniche e alimenti c’è che il fatto che su come vengono prodotte le materie prime alimentari , così come sui prodotti alimentari che importiamo , non abbiamo grandi certezze, anzi prevalgono dubbi leciti, visto che hanno molti meno controlli di qualità dei nostri prodotti.
A proposito , quando avremo un governo che proverà a cambiare qualcosa di questa situazione ?