Nel contesto della attuale emergenza, anche le componenti scientifiche e gli organi di governo del territorio rurale cercano di dare il loro apporto a una migliore comprensione del fenomeno e a una definizione degli indirizzi da intraprendere dopo la emergenza. In questo contesto, è nata l’idea di svolgere un’indagine congiunta fra l’Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale del Ministero delle Politiche Agricole e il laboratorio CULTAB, della Scuola di Agraria dell’Università di Firenze riguardo la diffusione dei contagi del Covid-19. L’indagine aveva l’intenzione di valutare la diffusione del virus nelle diverse zone rurali italiane, classificate in base all’intensità delle attività agricole, cercando di individuare una correlazione con il diverso livello di sviluppo socioeconomico e le caratteristiche territoriali. L’analisi si colloca in un periodo particolarmente importante anche perché la discussione sul nuovo budget dell’UE ha contribuito a rimandare la partenza della nuova politica comunitaria, offrendo la possibilità di reindirizzare le strategie e le azioni in vista della fase post emergenza.
Il territorio rurale italiano può essere suddiviso in quattro tipologie principali.
Classificazione delle aree rurali in legenda
- Aree agricole urbane e periurbane. Le aree agricole urbane e periurbane comprendono 1.035 Comuni con una densità media molto elevata (circa 1.035 ab./kmq). Sono compresi sia i capoluoghi di Regione, gran parte dei capoluoghi di Provincia e le grandi aree metropolitane, sia quelle ad alta densità abitativa e bassa estensione territoriale dell’agricoltura (SAT/Superficie territoriale). Rappresentano il 43% della popolazione italiana; l’agricoltura svolge una funzione produttiva limitata (il 12% del valore aggiunto nazionale) e copre territori di corona attorno ai grandi centri urbani, che a loro volta rappresentano mercati di consumo a corto raggio e capaci di assorbire una produzione elevata. In alcune aree, immediatamente a ridosso del tessuto urbano, si concentrano anche attività industriali, tra cui quelle agroalimentari, che rappresentano il 31% degli addetti all’industria agro-industriale del Paese.
- Superficie coperta: 12.092 km2
- Superficie coperta (% su superficie italiana): 4,00%
- Popolazione: 18.270.106
- Popolazione (% su popolazione italiana): 30,25%
- Densità di popolazione: 1510 ab/km2
- Aree con agricoltura intensiva. Rientrano in questo gruppo tutte quelle aree di pianura che presentano una agricoltura intensiva, collocata essenzialmente nel centro-nord del paese. Complessivamente, si estendono su 1.642 comuni, che rappresentano circa un quarto della popolazione complessiva nazionale (28%) e la parte “centrale” del sistema agro-industriale: a fronte del 24% circa della SAU e del 30% degli occupati agricoli del paese e del 31% degli addetti all’agro-industriale, infatti, queste aree producono il 38% del valore aggiunto agricolo nazionale. Si tratta di aree densamente popolate (254 ab./kmq), con forte specializzazione nell’agricoltura e nell’agro-industriale.
- Superficie coperta: 51.702 km2
- Superficie coperta (% su superficie italiana): 17,11%
- Popolazione: 16.191.781
- Popolazione (% su popolazione italiana): 26,83%
- Densità di popolazione: 313 ab/km2
- Aree con agricoltura a media intensità energetica. In questo gruppo rientrano soprattutto territori di collina e di montagna, prevalentemente o significativamente rurali, che presentano un certo livello di diversificazione delle attività economiche e sono sede di sviluppo diffuso. Rientra anche una parte della montagna significativamente rurale del centro-nord, in particolare quella più inserita nei processi di sviluppo extra-agricolo. Complessivamente, sono 2.698 comuni che rappresentano il 23% della popolazione italiana e il 33% circa della superficie territoriale. L’attività agricola in queste zone è complementare ad altre attività, ma costituisce una delle chiavi di volta verso la crescita del sistema economico locale in forma integrata. Si osserva infatti una forte dotazione di risorse paesaggistiche, naturalistiche, culturali, storiche ed enogastronomiche, che sono state o sono suscettibili di una valorizzazione in forma integrata, creando un sistema economico locale integrato e caratterizzato da un equilibrato sviluppo di attività terziarie legate al turismo, agriturismo al commercio, ai servizi specializzati.
- Superficie coperta: 100.546 km2
- Superficie coperta (% su superficie italiana): 33,28%
- Popolazione: 17.803.210
- Popolazione (% su popolazione italiana): 29,50%
- Densità di popolazione: 177 ab/km2
- Aree con agricoltura a bassa intensità energetica. In questo gruppo rientrano soprattutto la montagna e la collina significativamente rurale meridionale, la montagna del centro-nord con più spiccate caratteristiche di ruralità e alcune aree di pianura del sud e delle isole. Sono le zone meno densamente popolate del paese (54 ab./kmq), caratterizzati da fenomeni di abbandono da parte della popolazione soprattutto nelle regioni meridionali. Queste aree meritano comunque una grossa considerazione da parte delle politiche, in quanto pur rappresentando il 12% della popolazione, occupano il 43% della superficie territoriale, il 42% della SAT e il 35% della SAU. In termini settoriali, queste zone rappresentano il 20% degli occupati agricoli e il 17% del VA nazionale (percentuale che sale al 21% nelle aree convergenza). La presenza di una agricoltura diffusa di tipo estensivo e la grande varietà di habitat naturali implicano l’esistenza di aree ad alto valore naturale. Queste aree rivestono una particolare importanza sotto il profilo ambientale, in quanto sono qui concentrate il 68% delle superfici protette italiane.
- Superficie coperta: 137.768 km2
- Superficie coperta (% su superficie italiana): 45,60%
- Popolazione: 8.094.449
- Popolazione (% su popolazione italiana): 13,41%
- Densità di popolazione: 59 ab/km2
Risultati
Nelle aree descritto lo della distribuzione dei contagi è stato operato calcolando il numero dei contagi al 9 aprile 2020, accorpando i risultati delle prime due tipologie di aree e le seconde due tipologie di aree.
I dati evidenziano che nelle aree agricole urbane e di agricoltura intensiva si registrano 94 casi per 100km2, mentre nelle aree a media e bassa intensità energetica 32 casi ogni 100km2. Tale situazione si ripete, con diverse intensità, dal nord al sud del paese negli stessi tipi di aree.
Per quanto riguarda la sola pianura padana, dove si concentrano il 61% delle aree ad agricoltura intensivae il 70% dei casi italiani di Covid-19, si registrano 138 casi ogni 100km 2, nelle aree intensive e 90 casi ogni 100km2 nelle zone non intensive.
Approfondimento: Demografia e covid 19
La popolazione italiana può essere suddivisa in base al tipo di agricoltura predominante nel proprio comune di residenza. Nello specifico, il 57% della popolazione risiede in aree in cui la tipologia dominante di agricoltura è intensiva (la cui superficie copre solo il 21% della superficie nazionale), mentre il restante 43% in aree dove la principale forma di agricoltura è tradizionale e non intensiva (la cui superficie occupa il restante 79% della superficie nazionale).
Per risolvere il problema della diversa distribuzione della popolazione in queste aree, è possibile analizzare i casi di COVID-19 non tanto in base alla superficie coperta, quanto in base all’incidenza del contagio sulla popolazione, ovvero quanti casi di COVID-19 sono stati effettivamente rilevati ogni 10.000 abitanti.
Incidenza del contagio (numero di casi rilevati / 10.000 abitanti)
Livello nazionale: 23 casi / 10.000 abitanti
Aree ad agricoltura intensiva: 26 casi / 10.000 abitanti
Aree ad agricoltura tradizionale o non intensiva: 20 casi / 10.000 abitanti
Dai dati risulta che , anche solo considerando la densità di abitanti, nelle aree dove l’agricoltura utilizza sistemi intensivi l’incidenza del contagio è più elevata, mentre nelle aree ad agricoltura non intensiva l’incidenza è meno elevata, con un minor numero di casi ogni 10.000 abitanti. C’è da dire che il dato per comune non risolve il problema in quanto andrebbero considerati anche i residenti nelle zone agricole e quelli nel perimetro urbano e relative incidenze dei contagi. E’ probabile che si registrerebbe una ancora più bassa incidenza del virus negli insediamenti sparsi.
Considerazioni conclusive:
- Le aree agricole a bassa intensità energetica sono le più sicure rispetto alla diffusione del virus, quindi forse le misure per la ripresa dovrebbero essere diverse dal resto del territorio, questo anche considerando la differenza fra nord e sud.
- Rispetto al trend registrato negli ultimi decenni, che ha visto un progressivo abbandono delle aree rurali collinari e montane (-10 milioni di ha di aree coltivate dal dopoguerra) la progressiva concentrazione di insediamenti urbani, infrastrutture, popolazione, industria tradizionale e agroindustria in poche aree di pianura e sulle coste, si dovrebbe forse pensare di ridurre, se non invertire, tale tendenza. Questo per una gamma di motivi che vanno da fattori ambientali e di salute pubblica, a motivazioni economiche che riguardano, fra l’altro, l’impossibilità di applicare modelli agricoli di tipo industriale in territori collinari e montani, per i quali è necessaria una diversa strategia di sviluppo, pena il loro ulteriore abbandono.
Prof. Mauro Agnoletti – Docente di pianificazione del paesaggio rurale – Scuola di Agraria – Università di Firenze
Segreteria Scientifica – Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale – MIPAAF