1.Altopiano di Macereto
(Comuni di Ussita, Visso, Fiastra, Fiordimonte, Pieve Torina)
L’altopiano di Macereto, esteso per circa 3114 ha, è uno degli elementi paesaggistici distintivi del comprensorio dei Monti Sibillini. L’area possiede una elevata significatività, motivata non solo dalla persistenza storica di ampi pascoli arborati, ma anche perché in questo contesto si inserisce il santuario bramantesco del 1529, la maggiore espressione del Cinquecento rinascimentale marchigiano. Gli usi civici che gravano sulla zona hanno impresso un carattere distintivo al paesaggio, in massima parte privo di recinzioni. Il paesaggio dell’altopiano di Macereto possiede un’elevata integrità. I pascoli secondari sono mantenuti integri dalle greggi che nel periodo compreso tra giugno e ottobre vengono condotti nella zona. Oltre ai capi ormai stanziali, che ammontano a circa 3000 unità, molti altri vengono condotti al pascolo durante il periodo estivo: è infatti ancora praticata la transumanza. Permangono ancora esemplari di pecora sopravissana. La vulnerabilità del paesaggio dei pascoli di Macereto resta legata all’elevata percentuale di abbandono delle attività pastorali, che ha come logica conseguenza la completa scomparsa di molti pascoli. La contrazione del numero dei capi di bestiame favorisce l’affermarsi di nuove piante erbacee spontanee, ma soprattutto l’instaurarsi di fenomeni di successione secondaria evidenziati dalla formazione di arbusti, in particolare di ginepro, a lungo protetto dalla legislazione regionale.
2. Colline di Maiolati Spontini
(Comuni di Maiolati Spontini, Monteroberto)
La compresenza di policolture agricole tradizionali e di aree boscate caratterizza un’area di circa 1049 ha. La significatività del paesaggio è legata alla persistenza storica di un mosaico caratterizzato dalla compresenza di campi coltivati con olivi, vite e grano, secondo il modello della mezzadria, e di piccoli boschi che fanno parte dell’economia rurale, soprattutto per il taglio della legna. Il paesaggio mantiene oggi un discreto livello di integrità. Sono rimasti i casolari con le diverse colture tradizionali, anche se i filari con le viti maritate all’acero sono per lo più scomparsi. Nella zona non è raro imbattersi inoltre in querce e olivi secolari. La vulnerabilità maggiore per il paesaggio rurale delle colline di Maiolati Spontini è dovuta al rischio del verificarsi di ulteriori abbandoni, intensivizzazioni agricole o fenomeni erosivi. Finché la compresenza di piccole aree boscate e di coltivazioni tradizionali verrà mantenuta, questi fenomeni sembrano scongiurati, ma se questo equilibrio verrà meno in seguito alla intensivizzazione delle colture cerealicole, del girasole o di oliveti e vigneti, come accaduto in altre zone della provincia, il rischio diverrà concreto.
3. Oliveti della Coroncina
(Comune di Caldarola)
Pur presenti in modo non continuativo, gli oliveti della Coroncina, estesi per circa 840 ha, donano un’impronta caratteristica al paesaggio locale. La significatività dell’area degli oliveti di Caldarola risiede nella persistenza di un mosaico paesaggistico, in cui alle predominanti colture olivicole di lontana origine storica sono associati boschi cedui di roverella, aree incolte in fase di forestazione spontanea e pascoli con tracce di antichi vigneti, oltre alla presenza di numerose siepi e alberature che delimitano i campi. Si tratta di oliveti di modeste dimensioni, su terreni spesso scoscesi e a bassa fertilità, con un’esposizione prevalente a sud e sud-est, che in alcuni casi mantengono il sesto di impianto sparso a bassa densità, senza schemi di impianto rigidi. Il paesaggio degli oliveti della Coroncina, nelle varie tessere che lo compongono, si presenta nel complesso integro. Assieme ad oliveti con schemi di impianto tradizionali si osservano però nuovi oliveti caratterizzati da alta densità del numero delle piante e filari ravvicinati, che snaturano i modelli dell’olivicoltura tradizionale. Le tecniche di coltivazione rimangono tradizionali, si ricorre alla concimazione organica con letame e generalmente non si fa irrigazione. Un elemento di vulnerabilità è rappresentato dalle intensivizzazioni che portano a una progressiva specializzazione della coltura. Un altro rischio per gli oliveti è costituito dalle condizioni pedologiche difficili e dalle basse temperature nel periodo invernale, anche con possibilità di gelate tardive.
4. Piagge di Ascoli Piceno
(Comune di Ascoli Piceno)
Immediatamente a ridosso delle mura di Ascoli Piceno, si trova la zona dei terrazzamenti e delle colture tradizionali delle Piagge, estesa per circa 326 ha. Il paesaggio delle Piagge risulta essere significativo in quanto costituisce un’area rurale ricca di testimonianze storiche, sia nella sistemazione dei versanti, sia nelle coltivazioni agricole, sia nell’eredità dei sistemi insediativi giunta fino a noi. La zona è emblematica di un intenso rapporto tra città e campagna nella storia italiana. Tra le coltivazioni oggi visibili, prevalgono orti, seminativi nudi e in parte olivetati, in appezzamenti di piccole dimensioni spesso delimitati da siepi. Il paesaggio rurale è arricchito da prati per il pascolo e da piccole formazioni boschive. Il sistema colturale delle Piagge è stato mantenuto integro nel grazie a un sistema di terrazzamenti, talvolta sostenuti da scarpate, che spesso costituiscono il limite dei poderi. In questi ultimi anni si è assistito a una forte diminuzione delle zone tradizionalmente adibite al pascolo, ma soprattutto delle aree finora destinate al vigneto. Il progressivo abbandono del territorio agricolo sta comportando un preoccupante avanzamento della massa boschiva e un degrado dell’intero paesaggio a mosaico, fenomeno caratteristico soprattutto dei terreni marginali. Le intensivizzazioni già ricordate, con schemi di impianto rigidi ad alta densità, costituiscono un ulteriore elemento di vulnerabilità del paesaggio storico. Un’altra minaccia importante per questo pregevole paesaggio rurale è la vicinanza della città e la sua espansione, che rischia di trasformare zone agricole in zone residenziali.
5. Policolture di Loretello
(Comune di Arcevia)
L’intera zona di Loretello è caratterizzata dalla presenza di colture tradizionali che si estendono per circa 2022 ha. La significatività del paesaggio circostante Loretello non risiede solamente nella persistenza storica delle tradizionali policolture, ma anche nell’unicità del rapporto tra le colline coltivate e gli insediamenti storici di poggio, primo fra tutti il castello di Loretello, che domina i pendii circostanti. Il paesaggio rurale si è formato insieme a una maglia insediativa che ha punteggiato i crinali dei rilievi e i punti di passaggio trasversali. Le coltivazioni prevalenti sono quelle del farro, del mais, delle cicerchie, dell’ulivo e della vite, con produzioni di alta qualità. Il paesaggio di Loretello risulta essere integro, avendo conservato nei secoli gran parte del rapporto originario tra gli insediamenti antropici e le colline coltivate. Resistono alcuni elementi del paesaggio storico quali filari, ciglioni, alberature, confini poderali arborati. Il principale elemento di vulnerabilità del paesaggio locale risiede nel notevole spopolamento che l’area ha subìto negli ultimi decenni, anche se in parte il fenomeno del calo demografico e del conseguente scarso controllo del territorio è stato negli ultimi anni contrastato sia per la reintroduzione di colture agricole tradizionali rivolte al consumo di prodotti tipici e biologici, sia grazie allo sviluppo del turismo agricolo. Il pericolo maggiore deriva però dall’intensivizzazione e dalla meccanizzazione delle colture agricole, e dal conseguente accorpamento dei terreni contigui, che potrebbe causare l’eliminazione degli elementi della struttura poderale tradizionale, come già avvenuto nelle aree immediatamente circostanti.
6. Sasso Simone e Simoncello
(Comuni di Sestino, Carpegna, Pennabilli)
Si tratta di un’area caratterizzata dalla presenza di aree boscate e pascolate al confine tra le Marche e la Toscana, estesa per circa 1662 ha. La significatività del paesaggio risiede nella persistenza storica di pascoli e boschi il cui utilizzo è proceduto ininterrottamente per molti secoli, il tutto inserito in un contesto reso esteticamente ancora più suggestivo dai due blocchi di roccia calcarea che danno il nome al parco naturale e dalle affascinanti aree calanchive circostanti, presenti soprattutto nell’area toscana. Le aree boscate, che ricoprono più della metà del Demanio, sono costituite soprattutto da boschi cedui invecchiati costituiti per la maggior parte da cerro (Quercus cerris). Altre aree sono invece composte essenzialmente da pascoli e da arbusteti, questi ultimi derivati dall’abbandono delle aree un tempo destinate alle coltivazioni o al pascolo. L’area, anche grazie al regime di proprietà pubblica, presenta una elevata integrità, ma ha sofferto dell’abbandono dei pascoli e delle attività agricole che hanno comportato un aumento delle superfici boscate. Il pascolo continua inoltre a essere praticato nelle aree aperte, anche se in misura minore rispetto a quanto avveniva in passato. L’area non è esente da una certa vulnerabilità, legata in particolare allo spopolamento, che ha portato negli ultimi cinquant’anni all’avanzata del bosco sui pascoli e sulle coltivazioni agricole, ambienti preziosi per l’equilibrio territoriale dell’area e per la biodiversità.