Punta Mesco è il promontorio che separa la baia di Levanto da quella di Monterosso, costituendo uno dei più caratteristici e affascinanti paesaggi della Liguria. In quest’area si trova “Case Lovara”, proprietà ricevuta in donazione dal FAI – Fondo Ambiente Italiano – nel 2009 e individuata come sito pilota per sperimentare il recupero di un insediamento rurale all’interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre e del Sito UNESCO di Portovenere, Cinque Terre e Isole (Palmaria, Tino e Tinetto). La proprietà si estende per circa 45 ettari e comprende tre fabbricati rurali e circa 4 ettari di terrazzamenti in pietra a secco un tempo coltivati con viti ed olivi, oggi abbandonati e invasi da vegetazione arbustiva ed arborea.
Il progetto per la parte agricola e forestale, è stato realizzato da Horizons s.r.l., spin-off dell’Università di Firenze, diretto dal Prof. Mauro Agnoletti. Si tratta di un’iniziativa particolarmente innovativa trattandosi di uno dei pochi casi di ripristino di un paesaggio rurale storico posto all’interno di un Parco Nazionale e di un SIC (Sito di Interesse Comunitario). Il FAI intende così farsi promotore della possibilità e della necessità di recuperare i paesaggi rurali italiani abbandonati, oggi possibile anche grazie a nuove normative emanate dal Ministero delle Politiche Agricole, presentando un modello applicabile anche ad altri territori. Allo stesso tempo si propongono anche nuovi indirizzi di conservazione nel sistema delle aree protette, in accordo con il Parco delle Cinque Terre, ed in ottemperanza agli indirizzi stabiliti dall’UNESCO, dato che le Cinque Terre sono iscritte nel patrimonio dell’umanità.
Il progetto ha previsto anche una preventiva analisi storica di tutto il comprensorio, per evidenziarne le caratteristiche identitarie e le trasformazioni del paesaggio, accompagnata da una valutazione dello stato di conservazione dei terrazzamenti. Le indagini mostrano la presenza di tracce di insediamenti di epoca protostorica relativi ad un paesaggio agro-silvo-pastorale molto esteso, evidenziato anche da indagini polliniche svolte dal laboratorio LASA dell’Università di Genova. Le tecniche agricole tradizionali sono state studiate fornendo la base conoscitiva per il recupero dei terrazzamenti in pietra a secco, il ripristino del vigneto, del frutteto, dell’orto, dell’oliveto e della sentieristica storica. Ulteriori interventi riguardano la rimozione dei pini marittimi, molti dei quali sono morti o versano in condizioni fitosanitarie molto precarie a causa dell’attacco di un patogeno (Matsococcus feytaudi), che oltre a non rappresentare un elemento di grande qualità paesaggistica trattandosi di popolamenti derivati dall’abbandono, possono costituire un pericolo per i visitatori. A questi sono stati preferiti i pini domestici, di maggiore pregio estetico, ed anch’essi tipici dell’area. Particolare attenzione è stata posta anche alla diversità bioculturale, migliorando la complessità del mosaico paesaggistico, anche tramite la realizzazione di spazi aperti e corridoi di interesse ecologico. Per la parte agricola, l’architettura degli impianti, le tecniche di allevamento e le specie vegetali scelte, riprendono i modelli tradizionali in uso in Liguria e nelle Cinque Terre. Il ripristino dei muri a secco intende anche contribuire a ridurre il rischio idrogeologico, come già osservato da uno studio realizzato dal FAI sul disastro ambientale del 25 Ottobre 2011. Il progetto intende conseguire anche una sostenibilità economica, abbinando produzioni tipiche, turismo e qualità del paesaggio, intesa come valore aggiunto per lo sviluppo del territorio rurale. Dalle colture terrazzate sarà possibile produrre Olio Extravergine di Oliva Riviera Ligure DOP, vino bianco DOC Colline di Levanto e Basilico Genovese DOP, mentre l’orto e il frutteto forniranno altri prodotti freschi e di qualità, riservati agli ospiti che potranno soggiornare nella struttura. Già oggi Punta Mesco è oggetto di frequentazione da parte dei turisti che percorrono il sentiero che collega Levanto a Monterosso, il completamento del progetto renderà l’area finalmente attrattiva e completamente fruibile, riconsegnandola non solo alle popolazioni locali, ma anche all’Italia ed al patrimonio dell’umanità.