OGGI si riunisce a Roma, presso la sede del Ministero per le Politiche Agricole, il comitato di gestione del Registro nazionale dei paesaggi rurali storici. Saranno in discussione le prime tre candidature che hanno completato la procedura d’iscrizione, insieme ad altre 20 proposte da tutta Italia. Assieme alla viticoltura terrazzata del Soave e del Prosecco, la terza area che ha completato il suo percorso è toscana. Si tratta dei paesaggi silvopastorali dell’Abbazia di Moscheta, nel comune di Firenzuola, un progetto sostenuto dalla Regione Toscana e dall’Associazione dei Comuni montani del Mugello. Altre aree toscane si sono proposte: i terrazzamenti a vite ed olivo di Lamole, nel Chianti, diverse aree olivicole in Val D’Orcia e in provincia di Livorno e la montagnola senese. Altre aree ancora sono state indicate come siti potenziali.
Rispetto a strumenti di tutela quali l’Unesco, il Registro nazionale si caratterizza per la possibilità di dare maggiore visibilità al grande patrimonio di paesaggi rurali presenti nel nostro paese, valorizzando un’agricoltura sostenibile, rispettosa della sua storia, ma economicamente vitale. Il registro si differenzia rispetto a strumenti già esistenti rivolti a proteggere valori prettamente culturali o naturalistici, ponendo al centro un modello di agricoltura che trova il suo principale valore aggiunto nello stretto rapporto fra paesaggio tipico e prodotto tipico.
LE CANDIDATURE saranno sostenute da specifici strumenti messi in atto nell’ambito delle politiche agricole, in collaborazione con le politiche di conservazione dei beni culturali.
La coincidenza con la conferenza sul clima di Parigi è particolarmente interessante poiché le pratiche agricole tradizionali sono un esempio di adattamento a condizioni ambientali mutevoli e variabili. Sistemazioni idraulico agrarie quali i terrazzamenti, ancora molto diffusi in Italia, hanno dimostrato di essere molto efficienti in termini di riduzione del rischio idrogeologico. Ripristinare quelli del Valdarno vorrebbe dire ad esempio eguagliare l’effetto delle casse di espansione realizzate per le piene dell’Arno prevenendo le esondazioni, mentre i 290 km di terrazzamenti e ciglionamenti presenti solo nei limiti comunali fiorentini svolgono un fondamentale ruolo nel ridurre i rischi per la città oltre che per la bellezza del paesaggio.
Si tratta di favorire una manutenzione più continua del territorio con il vantaggio di abbassare i costi rispetto a rimediare ai disastri consentendo anche produzioni di qualità.
Anche il tema della biodiversità è affrontato in modo moderno nei criteri di gestione dei paesaggi inseriti nel registro, avendo come obiettivo la diversità bioculturale, approccio sostenuto da un apposito programma che la Convenzione per la Diversità Biologica e l’Unesco hanno individuato come quello che caratterizza il nostro paesaggio rurale.
Questo tende a risolvere anche il problema che la Regione Toscana sta cercando di risolvere riguardo all’eccessivo carico animale nel territorio rurale, indicando in un ade- guamento degli obiettivi della conservazione della biodiversità al nostro territorio, piuttosto che nella semplice riduzione del carico animale, una delle strategie più adeguate.
Si cerca così anche di limitare la tendenza all’abbandono, particolarmente grave nelle aree agricole marginali e non industrializzate, riconoscendo l’ampia gamma di benefici associati alla loro conservazione, valendosi anche di strumenti normativi nuovi che consentono il ripristino di aree agricole abbandonate. Si tratta di una visione che appare ormai piuttosto condivisa anche nelle istituzioni toscane, ma che il registro intende promuovere anche verso il grande pubblico.
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