L’incendio dei boschi sul Monte Pisano consente una riflessione sul paesaggio forestale toscano anche in considerazione della pubblicazione del rapporto delle Nazioni Unite sullo stato delle foreste del mondo (SOFO 2018). Per la prima volta nel rapporto si parla del paesaggio e la Toscana è stata scelta fra tutti i paesi del mondo per rappresentarlo. E’ anche forse anche il momento di uscire da una certa retorica che emerge in casi come questo e sviluppare un dibattito più maturo sul paesaggio, andando oltre le note sulla perdita irreparabile di un patrimonio boschivo. I boschi bruciati sono soprattutto pinete di pino marittimo, alberi facilmente infiammabili perché ricchi di resina. Dal punto di vista ecologico il pino é fra le prime specie arboree che ricolonizzano i terreni agricoli abbandonati e quelli incendiati, si tratta solitamente di boschi di transizione e non di un punto di arrivo dell’evoluzione naturale. Dal punto di vista storico i boschi più importanti in questa zona sono effettivamente le pinete e i castagneti da frutto, assieme agli oliveti terrazzati anch’essi danneggiati dal fuoco e che i cabrei settecenteschi descrivono nel dettaglio. I pini venivano utilizzati dall’arsenale di Pisa per la costruzione delle galere, i castagneti invece erano i più importanti per la vita delle popolazioni, ma la perdita di pinete non è da considerarsi un danno irreparabile, ritorneranno spontaneamente. E’ bene poi ricordare che a causa dell’abbandono abbiamo circa 400.000 ettari in più di boschi nell’ultimo secolo, pertanto il patrimonio forestale toscano non corre grossi rischi. Andrebbe casomai aumentata la quota di boschi gestiti, oggi pari a circa il 50%, perché l’interruzione della gestione aumenta il rischio d’incendio. Riguardo al fuoco, certamente i reati si perseguono sempre, e bene fanno le autorità a investigare e punire severamente i colpevoli di un incendio, dobbiamo però inquadrarlo in una prospettiva più ampia. Il fuoco è storicamente uno dei principali fattori che hanno determinato il paesaggio del mediterraneo. Fino dall’epoca etrusca l’incendio era usato per creare campi coltivati, o era inserito in rotazioni nelle quali si fertilizzava il terreno con le ceneri, si coltivavano cereali per due-tre anni, poi si adibiva il terreno al pascolo e successivamente si lasciava riforestare. Nel sud della Francia, in condizioni ambientali molti simili alle nostre, il servizio forestale nazionale realizza da decenni fuochi controllati per mantenere un equilibrio nel paesaggio e ridurre il rischio d’incendio, eliminando la vegetazione più infiammabile. Sarebbe forse il caso di pensare di applicare la stessa tecnica in Toscana. Per il Monte Pisano, la domanda da porsi, non solo per le aree bruciate, ma in modo più complessivo, è quale dovrebbe essere il paesaggio che rappresenta in modo adeguato i valori di quel territorio. La quantità e qualità dei boschi da favorire dovrebbe venire solo dopo questa riflessione.