L’inserimento della tematica del paesaggio nelle politiche agricole inizia formalmente con il Piano Strategico Nazionale di Sviluppo Rurale 2007-2013 (PSN 2007-13). In quella occasione fu creato un gruppo di lavoro sul paesaggio, coordinato dal Prof. Mauro Agnoletti, con il compito di redigere un quadro conoscitivo sullo stato delpaesaggio rurale in Italia e proporre strategie ed azioni a favore della sua conservazione e valorizzazione nell’ambitodella politica agricola comunitaria del periodo 2007-13.
Il quado conoscitivo evidenziò varie problematiche. Fra le più importanti l’abbandono di circa nove milioni di ettari di aree agricole avvenuto dal 1929 (dati catasto agrario) al 2007. L’abbandono ha favorito il conseguente aumento dellearee boscate sviluppatesi sui terreni abbandonati, registrando una crescita del bosco da circa cinque milioni di ettariagli undici milioni attuali. Nello stesso periodo di tempo lo sviluppo dell’agricoltura industriale ha portato alla trasformazione del mosaico paesaggistico, divenuto più grossolano ed omogeneo, per favorire l’impiego di moderne macchine agricole e ciò ha comportato la semplificazione delle architetture delle colture agricole, delle tecniche di allevamento e la rimozione di siepi e filari.
In conseguenza di questo fenomeno l’agricoltura che potremo definire “intensiva”, quindi altamente produttiva, riguarda oggi il 25% del territorio nazionale, mentre il 45% è ancora caratterizzato da agricoltura di tipo più tradizionale e legata alle caratteristiche storiche dei diversi paesaggi della penisola. L’attuale livello di sviluppo del territorio rurale vede quindi uno sviluppo industriale abbastanza efficiente nel 25% del territorio rurale, soprattutto pianure, dove è stato possibile applicare modelli agricoli intensivi, e nel restante 75% aree con stasi economica o recessione, localizzate in collina ed in montagna, per le quali non è stata sviluppata una politica agricola alternativa, essendo aree a più alti costi di produzione rispetto alla agricoltura di pianura (es. aree agricole terrazzate). A questi fenomeni si aggiunge il consumo di suolo, che però, anche negli ultimi decenni, come rilevato dall’ISTAT, procede ad una velocità inferiore a quella dell’abbandono. Come conseguenza sulla sostenibilità e la sovranità alimentare dell’Italia, si osserva la crescente dipendenza, superiore al 50%, dalle importazioni alimentari dall’estero (es. grano,latte ecc.) e lo sviluppo di una fiorente agroindustria di trasformazione che si distacca progressivamente dallaproduzione agricola nazionale.
Le aree con agricoltura tradizionale però, oltre ad essere molto vocate al turismo, si dimostrano riccamente dotate sia di risorse legate a produzioni di qualità che di un’elevata qualità del paesaggio e dell’ambiente, ed in aggiunta sono anche caratterizzate da tecniche agricole molto più compatibili con la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico, ma purtroppo mancano di una strategia di sviluppo adeguata a valorizzare tali risorse e servizi.
A fronte di queste trasformazioni, gli strumenti e gli orientamenti della tutela del paesaggio, come descritta dal D.Lgs. n. 42 del 2004, appaiono poco adeguati essendo improntati ad un approccio di tipo vincolistico rivolto a limitare il consumo di suolo e le trasformazioni urbanistiche ed a tutelare i fenomeni di abbandono. Dal Decreto Galasso del1985, la tutela è divenuta infatti di tipo estetico-ambientale e il ritorno del bosco sulle aree agricole sottoposte al vincolo veniva equiparato ad una adeguata tutela del paesaggio.
A supporto di questo orientamento naturalistico si aggiunge il frequente sanzionamento di attività selvicolturali legate a pratiche tradizionali in aree boscate sottoposte a vincolo paesaggistico, quali ad esempio la ceduazione, che riguarda l’80% dei boschi italiani, giudicate non compatibili con il mantenimento dello stato dei luoghi.
Con il PSN 2007-13 si riteneva possibile intervenire sugli orientamenti agricoli attraverso la proposizione di incentivieconomici agli agricoltori per il mantenimento del paesaggio rurale tradizionale, distribuiti soprattutto tramite i Piani di Sviluppo Rurale regionali, gli unici che teoricamente sarebbero in grado di tenere in maggior conto le caratteristiche assai diversificate dei paesaggi rurali delle varie regioni italiane. Nonostante la larga dotazione di risorse, il risultato del PSN 2007-13 fu scarso, soprattutto per la mancanza di una base culturale comune, negliamministratori e nel settore agricolo, in grado di comprendere le caratteristiche identitarie del paesaggio rurale e le potenzialità economiche, ambientali e sociali della sua valorizzazione. Nel periodo della PAC 2007-13, peraltro, fusviluppata una serie di progetti di ricerca promossi dal ministero per approfondire la conoscenza del paesaggio rurale creando una più ampia base conoscitiva e competenze specifiche per sostenere le linee di azione nelle politiche agricole.
A seguito degli esiti del PSN 2007-13 e dei risultati dei progetti sviluppati in quel periodo, fu avviata l’indagine per larealizzazione del Catalogo Nazionale del Paesaggio Rurale, realizzata dal coordinamento del gruppo di lavoro delPSN 2007-13 che coinvolse circa 14 università italiane e 80 ricercatori, con l’ausilio di consulenti e istituzioni internazionali. Il Catalogo ha individuato 123 paesaggi distribuiti in tutte le regioni italiane attraverso schede sintetiche che tenevano in considerazione l’inquadramento ambientale, la significatività storica, l’integrità e la vulnerabilità dei paesaggi rurali individuati. La pubblicazione del Catalogo, che recava una prefazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del Direttore del World Heritage Center Francesco Bandarin e del Ministro Giancarlo Galan, da parte dell’editore Laterza ebbe molto successo; infatti, la intera tiratura del volume venne esaurita in tre mesi dalla sua uscita nel 2010.
In conseguenza degli sviluppi del catalogo, nel 2012 fu istituito l’Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale che fra le sue attività ha il Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali di Interesse Storico, delle Conoscenze e delle Pratiche Agricole Tradizionali. Ad oggi, il registro vede iscritti 30 paesaggi storici dalla Sicilia alle Alpi, con una prevalenza disiti dislocati nel centro-nord. Vi sono in realtà più di 80 schede di preselezione inviate da altrettanti enti territoriali interessati all’iscrizione nel registro giacenti presso il MASAF. Il Registro è l’unica istituzione votata alla salvaguardia del paesaggio rurale storico nel continente Europeo e rispetto alla World Heritage List dell’UNESCO e al programma FAO GIAHS è l’unico che richiede una misurazione verificabile del grado di integrità del paesaggio rurale storici per potersi iscrivere.
Dopo dieci anni dalla sua istituzione, che ha visto una impennata delle iscrizioni negli ultimi anni, si deve sottolineare l’efficacia del modello di agricoltura proposto dal Registro, dato che il 90% delle iscrizioni provengono proprio daquelle aree non caratterizzate da agricoltura intensiva e in cerca di un diverso modello di sviluppo. Con una difficile opera di mediazione nel corso della definizione dell’ultimo Piano Strategico Nazionale per la PAC 2023-2027, sonostati inseriti incentivi pari a circa 750 milioni di euro per olivicoltura storica e paesaggi rurali storici. In questo momentoi concetti alla base del Registro sono visti come una alternativa alla agricoltura intensiva, la quale confligge con la tendenza a favorire una agricoltura a bassa intensità energetica, che conserva la biodiversità e la cultura locale, è più compatibile con i cambiamenti climatici e valorizza il paesaggio inteso come valore aggiunto non riproducibileper prodotti tipici e turismo rurale. A supporto del Registro è stata creata nel 2023 l’associazione nazionale deiPaesaggi Rurali di Interesse Storico (PRIS) che raccoglie gli enti che rappresentano i paesaggi iscritti, con un proprio statuto ed una propria strategia.
I paesaggi iscritti nel Registro costituiscono oggi siti potenzialmente candidabili nella World Heritage List dell’UNESCO e questo è stato ad esempio il percorso del sito delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, iscrizione nel corso della quale ICOMOS ha riconosciuto la validità del Registro e ha suggerito di incorporare le sue regole nel sistema di gestione.
Una linea diretta esiste invece, tramite un memorandum di intesa, fra il Registro e il programma mondiale della FAO denominato GIAHS (Globallly Important Agricultural Heritage Systems) che è nato esplicitamente per i paesaggi agricoli e che ad oggi vede iscritti 86 paesaggi in tutto il mondo, con la Cina leader per numero di iscrizioni. L’Italia ha due siti del Registro iscritti nel GIAHS: la Fascia olivata tra Assisi e Spoleto e le Colline Vitate del Soave.
Per favorire il ripristino del paesaggio rurale nel Piano Paesaggistico della Toscana, in ossequio alla legge regionale65 del 2014, è stato previsto, in accordo con il MiC, una modifica al regolamento forestale regionale, consentendo la rimozione del bosco sviluppatosi sulle aree agricole abbandonate, misura che attualmente sta riscuotendo uncrescente successo fra gli agricoltori. È stato inoltre stipulato un accordo di collaborazione fra l’OsservatorioRegionale del Paesaggio della Toscana e l’Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale. Allo stesso tempo nel TUFF(Testo unico delle filiere forestali D.L.vo 03/04/2018 n. 34) è stato previsto che nei paesaggi iscritti nel registro èpossibile rimuovere il bosco nelle aree agricole abbandonate senza procedure autorizzative, mentre nello stesso TUFF è prevista la possibilità di rimuovere il bosco sviluppatosi in tutte le aree agricole abbandonate del 1954.Sempre nell’ambito forestale, i decreti attuativi in corso di elaborazione della Legge n. 10 del 2013 riguardanti le foreste vetuste monumentali saranno orientati alla conservazione dei boschi di valore storico culturale. Si intendequindi salvaguardare boschi modellati dall’opera dell’uomo nel corso del tempo riconoscendo come i nostri boschi siano integrati nella grande famiglia dei paesaggi culturali, a cui il paesaggio italiano appartiene nel suo insieme.Questo rafforza gli indirizzi del Registro Nazionale in cui spesso questi boschi si trovano localizzati.